Virus dell’epatite A, l’epidemia da frutti di bosco del 2013 e gli altri alimenti a rischio

Tra il 2013 e il 2014 in molti paesi Europei si è verificata un’epidemia di infezioni da virus dell’epatite A (hepatitis A virus, HAV), che negli anni precedenti in Unione Europea risultavano in costante diminuzione.

Il fenomeno inizia nella primavera del 2013, quando in Germania vengono segnalati dei casi di infezione da HAV, e anche l’Italia riporta un aumento nazionale del numero di casi e un focolaio. Successivamente si aggiungono le segnalazioni di ulteriori casi confermati in vari altri Paesi europei come Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Svezia e Regno Unito.

Frutti di bosco surgelati

Tra il 2013 e il 2014 in molti paesi Europei si è verificata un’epidemia di infezioni da virus dell’epatite A (HAV), dovuta al consumo di frutti di bosco surgelati o congelati crudi contaminati, in seguito scongelati e consumati senza essere cotti. La sinergia fra le istituzioni europee e le autorità sanitarie nazionali è stato un punto di forza per il rientro dell’emergenza nel 2014.

Le autorità sanitarie dei Paesi coinvolti riescono a correlare l’aumento di casi al consumo di frutti di bosco surgelati o congelati, consumati crudi dopo lo scongelamento. In seguito a controlli infatti le analisi di laboratorio confermano la presenza del virus dell’epatite A in alcune confezioni di frutti di bosco surgelate. Grazie al sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), vengono ritirate dal mercato tutte le confezioni appartenenti agli stessi lotti di quelle risultate positive.

Quindi, attraverso delle campagne di comunicazione, le autorità sanitarie dei Paesi europei invitano le persone a consumare frutti di bosco surgelati o congelati soltanto dopo adeguata cottura, unica misura efficace per eliminare il rischio da HAV. Seppure con una minor incidenza rispetto al picco epidemico di aprile-maggio 2013, i casi continuano a verificarsi anche durante l’autunno-inverno dello stesso anno e la primavera del 2014.

L’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA) coordina le attività di diversi Stati membri per cercare di ricostruire la catena di produzione dei frutti di bosco e di altri alimenti derivati collegati all’epidemia, partendo dai lotti contaminati e risalendo fino alla produzione primaria. Viene redatto un report scientifico da cui emerge limpossibilità di identificare un’unica fonte di contaminazione che colleghi tutti i casi verificatisi. Tuttavia grazie alle indagini si riesce a ricondurre le contaminazioni a sette impianti di produzione e cinque fornitori di frutti di bosco dell’Est Europa. La contaminazione da HAV potrebbe essersi verificata durante la trasformazione dei prodotti negli impianti di surgelamento/congelamento, oppure durante la coltivazione in campo.

L’EFSA ha dunque raccomandato ai Paesi produttori il rispetto di buone pratiche agricole, igieniche e di produzione, mentre a tutte le autorità dei Paesi europei una sorveglianza rafforzata e la comunicazione del rischio ai cittadini. La sinergia fra le istituzioni europee e le autorità sanitarie nazionali è stato un punto di forza per il rientro dell’emergenza nel 2014.

L’infezione da HAV

L’HAV, o virus dell’epatite A, è un virus della famiglia Picornaviridae genere Epatovirus, che colpisce le cellule del fegato. Il virus generalmente si trasmette per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di acqua o alimenti contaminati. Tuttavia è possibile e frequente anche la trasmissione attraverso contatto diretto con una persona infetta.

L’incubazione della malattia va dai 15 ai 50 giorni e nella maggior parte dei casi ha un decorso autolimitante e benigno. Nei bambini è spesso asintomatica, mentre nell’adulto i sintomi sono quasi sempre presenti.

Virus dell'epatite A

HAV è un virus che colpisce le cellule del fegato, che generalmente si trasmette attraverso l’ingestione di acqua o alimenti contaminati. Comporta sintomi simil-influenzali, ittero, prurito e colorazione scura delle urine. Nella maggioranza dei casi la guarigione avviene spontaneamente nell’arco di quattro-cinque settimane. Può avere conseguenze gravi in pazienti che già soffrono di altre forme di epatite.

L’esordio della sintomatologia è brusco e di tipo simil-influenzale. I sintomi possono essere: indisposizione generale, febbre, nausea, anoressia, astenia, vomito e dolore al fianco destro in corrispondenza del fegato. Successivamente questi sintomi si affievoliscono, e compaiono i sintomi tipici dell’epatite acuta come ittero (colorazione giallastra della pelle), prurito e colorazione scura delle urine.

Le persone infette possono eliminare il virus per un periodo che va dalle ultime due settimane di incubazione alle cinque settimane dopo la comparsa dei primi sintomi. Nella maggioranza dei casi la guarigione avviene spontaneamente nell’arco di quattro-cinque settimane, anche se a volte i sintomi quali il prurito e l’ittero possono protrarsi per qualche mese. L’epatite A non cronicizza mai e solitamente in seguito alla malattia si sviluppa l’immunità per tutta la vita.

In linea generale ai pazienti viene consigliato il riposo a casa, seguendo una dieta bilanciata astenendosi dal consumo di alcool che potrebbe causare altri danni al fegato. È consigliato inoltre ridurre il consumo di alimenti grassi in favore di alimenti più digeribili, e l’assunzione di molti liquidi.

In alcuni rari casi (0,01%) l’epatite A può essere fulminante e quindi fatale; in modo particolare può accadere a pazienti giovani che già soffrono di altre forme di epatite. Una persona a cui viene diagnosticata l’epatite A e che è già in terapia per altre patologie pregresse, deve considerare che l’infezione causa una diminuzione della funzionalità epatica, può alterare il metabolismo e conseguentemente la concentrazione dei farmaci assunti. È dunque molto importante consultare il proprio medico per le valutazioni del caso e l’aggiornamento della terapia.

I principali fattori di rischio sono il consumo di acqua o alimenti contaminati (es. acqua di pozzo, molluschi, frutta e verdura) oppure le scarse condizioni igieniche, i viaggi in paesi con aree endemiche o comportamenti a rischio. In Italia la malattia è endemica, in particolare nelle regioni del Sud dove è più diffuso il consumo di frutti di mare crudi.

Come ridurre il rischio di infezione?

Durante l’epidemia di epatite A del 2013 il Ministero della salute ha condotto una campagna di comunicazione sul rischio associato ai frutti di bosco surgelati o congelati e sulle precauzioni da adottare. In particolare i consigli diffusi sono stati:

  • evitare l’utilizzo di frutti di bosco surgelati crudi (consumo tal quale, oppure come guarnizione di torte e yogurt);
  • consumare i frutti di bosco surgelati o congelati soltanto dopo cottura (facendoli bollire e portandoli a 100°C per almeno due minuti);
  • lavare accuratamente tutti gli utensili entrati in contatto con i frutti di bosco non cotti al fine di evitare cross-contaminazioni;
  • prestare attenzione al fatto che il solo lavaggio del prodotto surgelato/congelato può ridurre la concentrazione virale, ma non eliminarla.
Cuocere i frutti di mare

Per ridurre il rischio di infezioni da HAV è importante soprattutto evitare il consumo di frutti di bosco e frutti di mare crudi, e lavare sempre bene frutta e verdura prima di consumarle. È importante inoltre non bere acqua di pozzo e in generale acqua e ghiaccio di cui non si è certi della provenienza, soprattutto quando si viaggia in Paesi con scarse condizioni igienico-sanitarie.

In generale è possibile prevenire l’epatite A grazie all’adozione di buone prassi igieniche e ambientali, oppure grazie alla vaccinazione. I consigli per la prevenzione sono gli stessi che vengono forniti per tutte le malattie a trasmissione oro-fecale, e consistono nel rispetto delle principali norme igieniche generali quali:

  • evitare il consumo di frutti di mare crudi: la cottura è l’unico modo per eliminare il virus dell’epatite A dai molluschi bivalvi;
  • lavare bene frutta e verdura prima di consumarle;
  • non bere acqua di pozzo;
  • curare l’igiene personale e delle mani, specialmente quando si prepara e manipola il cibo per altre persone: lavare le mani dopo aver usato i servizi igienici, dopo il cambio del pannolino ai bambini, prima di preparare il cibo e prima del pasto ecc.;
  • proteggere gli alimenti dagli insetti;
  • attuare tutti i metodi di prevenzione per le malattie sessualmente trasmesse.

Per i viaggiatori che si recano in Paesi con scarse condizioni igienico-sanitarie o endemici per epatite A, dopo essere arrivati nel paese:

  • consumare solo cibi cotti, in particolare frutti di mare, frutta e verdura;
  • bere solo acqua in bottiglia;
  • non consumare ghiaccio, se non si è certi dell’esatta provenienza dell’acqua con cui è stato preparato.

Riferimenti

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