Aglio selvatico, il pericolo dei sosia

La primavera è la stagione che porta con sé la ripresa vegetativa e le fioriture. In questo periodo dell’anno aumenta quindi la possibilità di raccogliere erbe selvatiche spontanee: fra queste l’aglio selvatico (o aglio orsino), che di solito fiorisce tra aprile e giugno, ma che in alcune zone è possibile trovare già nel mese di marzo.

L’aglio orsino (Allium ursinum) è una pianta parente dell’aglio comune che cresce nei boschi umidi, il cui nome deriva forse dal fatto che gli orsi ne vanno ghiotti dopo il risveglio dal letargo. È costituita da un bulbo bianco sottile ed oblungo, da cui spuntano uno scapo con fiori bianchi e delle foglie lanceolate, profumate dal caratteristico aroma che richiama l’aglio e l’erba cipollina. Ha origine asiatica, anche se oggi è presente in tutto il mondo; in Italia cresce su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Sardegna.

L’aglio orsino viene utilizzato in cucina in diversi modi: può essere aggiunto per insaporire zuppe, verdure o insalate, così come può essere frullato per produrre un pesto con cui condire la pasta o del patè da spalmare su crostini e formaggio.

I rischi dell’aglio orsino

Aglio selvatico (aglio orsino), sosia veleonosi

Data la somiglianza dell’aglio selvatico con altre piante velenose, come il mughetto (Convallaria majalis) e il colchico autunnale (Colchicum autumnale) ogni anno si verificano intossicazioni dovute alla confusione tra queste specie di piante. [clicca per ingrandire l’immagine]

Data la somiglianza dell’aglio selvatico con altre piante velenose, come il mughetto (Convallaria majalis) e il colchico autunnale (Colchicum autumnale), ogni anno si verificano intossicazioni, di cui alcune anche mortali, dovute alla confusione tra queste specie di piante.

Secondo il Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR), l’istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi alimentari, i casi di avvelenamento con conseguenze gravi dovuti a questo fenomeno stanno diventando più frequenti. Negli ultimi anni si sono infatti registrati diversi casi in Germania, Austria, Svizzera, Croazia e anche in Italia.

Come evitare questi rischi?

Per riuscire a distinguere l’aglio selvatico dalle altre piante velenose è possibile usare l’olfatto, come consiglia anche il BfR. È necessario strofinare tra le dita una foglia della pianta che si intende raccogliere: se non si sente l’odore tipico dell’aglio orsino, è meglio non cogliere l’erba e lavarsi immediatamente e accuratamente le mani. Ovviamente, questa prova non può essere considerata affidabile al 100%: ad esempio, l’odore di una pianta di aglio orsino precedentemente testata potrebbe permanere sulle dita, e compromettere un test successivo.

Per evitare rischi quindi, chi raccoglie queste erbe spontanee deve essere un esperto conoscitore della pianta. Per i normali consumatori invece, analogamente a quanto si consiglia per la raccolta dei funghi, la raccomandazione è di non rischiare: meglio non consumare l’aglio orsino raccolto autonomamente.

Per non rinunciare al sapore di quest’erba è preferibile invece acquistare l’aglio orsino presso punti vendita convenzionali, le cui forniture provengono da colture controllate. In alternativa, è possibile anche acquistare piante o semi in negozi specializzati e coltivarli in casa.

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